Ristorante Parizzi – Parma (PR)

cena di Giovedì 9 Aprile,

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Per la prima volta sulla grande abbuffata ospitiamo un racconto, diamo il benvenuto alla Contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare.

Cambio di voce per questa recensione tutta parmigiana (qui, per definire una cosa parmigiana pura si dice: “pramzàn dal sas”), daremo un piccolo tocco al femminile senza proporre corsi di cucina o di economia domestica (lungi da me!!)

Senza la spinta motivata dal gioco della sperimentazione culinaria più ardita che sapevamo non consona a Parizzi, ma consci del nome e della lunga storia di uno dei più famosi ristoranti di Parma,  io e Pat ci immergiamo nel regno del Culatello e del Parmigiano… ma non solo!


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Appena varchiamo la soglia, apprezziamo lo stile moderno e sobrio che la ristrutturazione degli ambienti (del 2005) ha voluto designare alla sala da pranzo; alle pareti notiamo alcune installazioni temporanee di arte contemporanea.

Una delle note più positive della cena arriva subito nei panni di un gentilissimo cameriere che ci accompagnerà e vizierà per tutta la serata. Ospitalità e servizio veramente impeccabili, sia dei camerieri, sia della moglie (e sommelier) che dello chef Marco Parizzi.




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Appena seduti ci viene servito un buon calice di champagne Philliponnat (etichettato riserva Parizzi ) accompagnato da un paio di grissini al formaggio fatti in casa che, per mio gusto ho ritenuto eccessivamente friabili e, come ouverture, un assaggio di crema di zucchine, gnocco di ricotta e speck d’oca.




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Dopo una lunga e sofferta scelta (almeno, per la sottoscritta che non riusciva a decidersi), ci accordiamo e riusciamo ad ordinare. Nell’immagine il primo cestino di pane servitoci, su tutti ho apprezzato quello alle olive nere.




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Io mi spingo su un paté di lepre con pane brioche, gelatina di Zibibbo e salsa al Porto accompagnato da marmellata di cipolle. All’interno del paté un ovale di filetto di lepre cotto a bassa temperatura.. sapori molto equilibrati e la gelatina di Zibibbo molto delicata.




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Pat, invece, si lascia tentare dal caprino in crosta con insalata di cavolo cappuccio e aceto balsamico di Modena.




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Accompagniamo il tutto con un vino rosso che mi ha piacevolmente stupito grazie al ricco bouquet: Villa Gemma 2001 di Masciarelli.   (Pat si è dimenticato la foto)





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Arriviamo dunque ai primi, o meglio: al primo. Pat è tentato da un pasto completo, io, vista la corpulenta cucina, preferisco fare una pausa ammirando il carrello dei Parmigiani andare e venire; carrello contenente le tre tipologie di Parmigiano più famose corrispondenti ai diversi invecchiamenti.

Ravioli verdi (pasta di spinaci) ripieni di fagiano con salsa al Marsala e tartufo nero.




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Mentre il vino si apre e ci regala sapori e aromi sempre nuovi, tra una chiacchiera e l’altra procediamo verso la seconda portata (Nella foto il secondo cesto dei pani, sostituiti interamente a metà servizio).




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[Un’altra immagine della splendida sala, oltre a quella principale ve ne sono due piccole ai lati dell’entrata, intime e riservate.]


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Pat si lascia convincere dallo Chef che gli propone al posto delle classiche costolette di agnello a menù, costolette sì, ma di agnello sardo ed impanate profumate al limone con cous cous alle verdure e lombatina arrosto accompagnata da pomodorini per sgrassare il tutto.




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Io non mi lascio influenzare dall’atmosfera pasquale, prediligendo il piatto del buon ricordo: faraona in crosta di frutta secca con patate ,cipollotti e champignon (della frutta secca, primi su tutti s’avvertono i pistacchi).
Unica nota sproporzionata è l’utilizzo del fungo, forse troppo carico di sapore per la sobria carne bianca della faraona.




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E’ il momento di abbandonare il rosso per passare a un Passito siciliano (di Pantelleria per l’esattezza), creato da un parmigiano (Dallara) che ha, da pochi anni, iniziato il vitigno su una collina della rinomata località dove spira sempre un vento fortissimo, da qui il divertente appellativo del vino: “Fermatemi che volo”. Il passito è del 2003, vino molto ambrato, solido e robusto nonché dall’alta gradazione alcolica.




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Questo vino è abbinato alla crème brûlée al profumo di liquirizia, ma prima di questa ci viene portato un secondo assaggio offerto dallo Chef, questa volta si tratta di una spuma al cioccolato con gelato alla vaniglia.




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Io completo il tutto con un invitante carpaccio di ananas speziato con fantasia di sorbetto al frutto della passione, limone e lampone dall’effetto molto rinfrescante. Particolarmente buono il sorbetto al frutto della passione; gli altri, sebbene più semplici, mostrano tuttavia la freschezza e l’alta qualità del prodotto.




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Concludiamo il desinare con un caffè indiano molto aromatico (Chickmagalùr Karnataka) che presenta la particolarità di esser lavato due volte. Il sapore è molto denso, ma, sembra incredibile, anche molto leggero; l’ideale per chi, come me, ama il sapore cerealicolo del caffè, ma non gradisce la caffeina di sera.
Il caffè è portato con il normale zuccchero bianco, quello di canna e, per gli amanti del secondo che non vogliono alterare il sapore della bevanda, ecco la soluzione nello zucchero di canna cristallizzato. (Una finezza da me molto apprezzata).
Il caffè è stato accompagnato da una petite pâtisserie di biscotti mignon, more, e mirtilli, una degustazione di panna cotta ai frutti di bosco e per finire noci di macadamia croccanti.




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Ultimo, ma non meno importante il Rhum scelto dal mio commensale: un agricole invecchiato quasi 30 anni della Guadeloupe (solo 60°) servito in un panciuto balloon.

Il conto: 2 antipasti 36€, 1 primo 18€, 2 secondi 53€, 2 dolci 20. Totale portate: 127€ . 2 calici di aperitivo Champagne 16€, 1 Villa Gemma 2001 62€, 2 acqua 6€, 2 caffè 10€, 1 vino dolce 10 € , 1 rhum agricolo Guadaloupe 20 €. Totale bevande: 124 €, ergo totale conto: 251€.

Contessa


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Nel ringraziare la nostra ospite per lo scorrevole racconto della serata mi permetto di aggiungere alcune considerazioni.

Questa era la mia terza visita nel locale di Marco e Cristina nel giro di 3 anni e restano una inossidabile certezza del nostro territorio, una cucina sempre misurata, equilibrata, elegante. La tradizione viene rivisitata in punta di piedi, con rispetto e maestria. Nel corso della visita qui descritta merita una citazione con cerchietto rosso lo straordinario secondo piatto consigliatomi dallo chef: le costolette ,tenere in maniera commuovente ma sapide, golose, da mangiarsi preferibilmente con le mani in barba alla faccia perplessa della signorotta benestante del tavolo accanto.

Per decorazioni pleonastiche del piatto e abbinamenti arditi si prega di rivolgersi altrove, qui si cucinano le eccellenze di Parma, senza fronzoli.

In carta sono presenti alcune offerte di pesce che non ho mai assaggiato ma vi segnalo per completezza.

La Carta di vini, presentata in un elegantissimo album di cuoio, è all’altezza di un ristorante con più di 50 anni di storia alle spalle e racchiude 1200 etichette.

Vi segnalo come sempre l‘archivio dei racconti delle nostre scorpacciate e un altro locale di Parma da non perdere: I due Platani

Pat

Ristorante Parizzi

Via della Repubblica 71 – Parma

tel. 0521-285952

Chiuso il lunedi

www.ristoranteparizzi.it


Visualizza l’ubicazione del ristorante Parizzi sulla mappa

5 risposte a “Ristorante Parizzi – Parma (PR)

  1. Complimenti Contessa !!!!!!!!!! Spero che scriverà ancora su questo blog. Recensione
    efficace, scorrevole ed essenziale . BRAVA!!!!
    Dommie

  2. Grazie Dommie, mi sono divertita molto a scrivere la recensione… quando capiterà farò il bis molto volentieri 😉

    Contessa

  3. Massimo, mi interessano le tue impressioni su Parizzi e sulla sua cantina visto che so che ci sei stato..

    Mi fa piacere che Dommie abbia apprezzato il testo della contessa..

  4. ” Vadi Contessa, Vadi “. La mia visita da Parizzi risale oramai ad un anno e mezzo orsono. Ho sicuramente un buonissimo ricordo delle pietanze, agnello in primis, le tre presentazioni del manzo, del locale, bellissimo, meno del servizio, abbastanza freddo anzi glaciale. Un po’ come il nostro amico modenese per intenderci. Per cio’ che riguarda i vini, non conosco il Passito. Il prezzo del Villa Gemma per un ristorante del genere e’ assolutamente corretto. Il vino e’ straordinario. La carta nel complesso e’ ottima. Magari dovreste iniziare ad osare un pochino con le scelte vinicole, provare qualcosa di nuovo e di meno conosciuto, ma forse non e’ neanche il posto giusto. Posso solo aggiungere che Stefano il commensale che era con me quella volta, ci e’ tornato qualche mese fa, riscontrando un peggioramento, in fase di prenotazione ed in alcune pietanze. Cose che possono capitare. Mi ripeto, io sono stato bene. Per quello che riguarda chi ha scritto il racconto, complimenti vivissimi. Lodi lodi lodi ad Aureliano e Patatone perche’ un po’ di gnocca non guasta mai…::::)))) Ciao Massimo

  5. Grazie della risposta caro Massimo, mi mancavano i tuoi commenti sui vini, hai ragione dovremmo osare di più, faremo tesoro del tuo consiglio. Dobbiamo assolutamente organizzare una mangiata tutti insieme per Maggio. Complimenti per la serata sul pesce all’interno dell’Enoteca!

    Pat

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